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06 Feb

I social che ti fanno diventare asocial

Sono millenni che non scrivo più sul blog… in realtà avevo pure mollato un po’ il sito, lo ammetto. Anche il 2021 non è stato un anno facile, tutt’altro… quindi spesso e volentieri ho sentito il bisogno di fare altro, cose banali ma che mi rilassassero. Pensate che ho persino spento e lasciato spento il cellulare diversi giorni (fino a una settimana consecutiva) perchè volevo staccarmi da tutte le cose futili che divoravano il mio tempo libero, facendomi distogliere dalla cosa più importante, la vita e le persone REALI con cui sei a contatto. Sappiate che è stato bellissimo, un’esperienza liberatoria che vi consiglio di fare almeno una volta ogni tanto se le circostanze ve lo consentono.

Tutto questo ha avuto come ovvia conseguenza un mio certo allontanamento dalle piattaforme social, che ho pagato con un ulteriore calo di visibilità che permane tuttora e che non riesco a recuperare. Questa cosa mi ha fatto molto riflettere su come soprattutto negli ultimi anni i social siano diventati ingordi del nostro tempo. Sempre più avidi delle nostre informazioni e del nostro denaro, cercano in ogni modo di generare una dipendenza da visibilità nelle persone, in modo che delle due l’una: o passino ogni singolo momento delle loro giornate attaccate allo schermo per bombardarli con le loro pubblicità e monetizzare, oppure “costringerle” a spendere i loro soldi per sponsorizzare i loro contenuti per renderli più visibili e quindi ancora una volta monetizzare. Puniscono letteralmente chiunque non spenda tempo a sufficienza sulla piattaforma, facendolo lentamente sparire e diventare invisibile.

Questi signori vorrebbero che noi sacrificassimo i cazzacci nostri, la vita vera, in favore dello schermo del cellulare e delle relazioni sociali fittizie che intrecciamo attraverso i loro social. Guardate la nuova idea di Zuckerberg, il metaverso: secondo lui noi dovremmo stare in casa con il visore della realtà virtuale in testa e invitare gli amici a dei party virtuali in una micragnosa casa virtuale. Secondo lui noi dovremmo spendere dei soldi veri per comprare un giubbotto di pixel con cui vestire il nostro avatar. Perchè uscire con gli amici veri se puoi stare sul divano con un affare in testa a farti friggere il cervello? Ma veramente pensa (pensano) che ci ridurremo come nei film distopici di fantascienza in cui le uniche attività avvengono in un ambiente virtuale? Che spenderemo soldi su soldi per i nostri avatar e le nostre case di pixel? Questo non è più un social, ma un asocial! Cosa ha di sociale una cosa che fa di tutto per non farti avere relazioni con persone reali nel mondo reale?


La cosa consolante è che il caro Mark ha preso una batosta colossale subito dopo aver tirato fuori questa idea geniale, al mercato la cosa non è piaciuta, e ha perso miliardi di dollari. Forse le persone non sono così imbecilli come a volte mi viene da pensare. Intanto sono strafelice perchè certa gente capisce solo la legge del portafogli e forse Zuckkino a sto giro capirà che non è cosa. Ma non è detta l’ultima parola e quel che è certo è che, se dovessimo davvero andare in quella direzione, io sarò come sempre fuori moda e controcorrente, preferirò il mondo vero e la cosa positiva sarà che mentre la maggioranza dell’umanità sarà sul divano con il visore in testa io potrò godermi il mondo semideserto dal vivo senza gente che rompe i coglioni.

03 Ago

Quando la creatività bisogna andarsela a cercare

E’ veramente un sacco di tempo che non scrivo qualcosa qui sul blog… diciamo che il lockdown e tutta la situazione covid mi aveva dato una bella batosta psicologica, come penso a molti di noi. All’inizio ho passato un lungo momento di nichilismo totale, non mi andava di fare niente e mi sentivo talmente giù che non mi importava più niente di niente. La vena creativa si era completamente inaridita e le giornate si susseguivano tutte uguali, come nel film “Ricomincio da capo”. Poi un giorno, non so nemmeno bene io come, mi sono auto imposto di darmi una scrollata. Ho stabilito di provare, ogni weekend, a produrre nuove fotografie accontentadomi di quel poco che avevo, sfruttando principalmente mia figlia come modella e cercando di fare cose creative che mi costringessero a pensare e appunto creare.

Devo dire che ha funzionato molto bene. Non solo tornare a fotografare mi ha tirato su il morale, ma costringere me stesso ad uscire dagli schemi per sopperire con la creatività alla mancanza di ambientazioni e di soggetti diversi è stato davvero un toccasana.

La cosa ha portato inaspettatamente all’espansione della mia serie fotografica “Incubo, disagio, follia”, con scatti che non avevo assolutamente immaginato prima e che sono invece scaturiti con naturalezza una volta rimesso in moto il meccanismo della creatività; ed anche ad altri scatti di tipo diverso di cui sono molto soddisfatto.

Per cui tutto sommato, almeno dal punto di vista fotografico, il lockdown ha avuto qualche aspetto positivo. Quello che devo fare adesso è costringere me stesso a continuare in questa maniera. Pensare in maniera “laterale” quando faccio un nuovo shooting, cercare ispirazioni al di fuori dei soliti posti, ma soprattutto convincermi che ispirarsi ad altri non è copiare, al massimo reinterpretare. Infatti, per natura, sono sempre stato portato a cercare di fare cose nuove e mi sono sempre bloccato quando scoprivo che qualcun altro aveva già fatto qualcosa di simile. Il problema però è che ormai è quasi impossibile creare un contenuto nuovo. Qualcuno avrà sempre fatto qualcosa di simile e, d’altra parte, la storia dell’umanità è basata sull’ispirazione presa da altri. Per cui basta bloccarsi, e avanti con l’ispirazione e la reinterpretazione, mettendo certo il proprio tocco personale!

23 Mar

Cappuccetto Rosso, la favola a modo mio

Per pubblicare su Instagram il servizio di Cappuccetto Rosso, ho optato per una cosa particolare che non avevo mai fatto prima, ovvero ho postato in maniera episodica una storia con due foto per volta. Ne sono venuti fuori 6 capitoli e una favola diversa dalla originale, una Cappuccetto Rosso a modo mio. Eccola qui per voi!

Andrea Manni Photographer Bologna

C’era una volta, neanche tanto tempo fa, una bellissima ragazza rossa di capelli che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso, non solo per i capelli, ma anche per il mantello che portava.
Un bel giorno di mezza estate Cappuccetto Rosso decise di andare a fare un pic-nic nel bosco, ma giunta al limitare della foresta, rimase indecisa se inoltrarsi o meno nella fitta boscaglia, perchè tutto aveva un aspetto buio e insidioso fra quelle alte conifere.

Andrea Manni Photographer Bologna
Andrea Manni Photographer Bologna

Ma Cappuccetto Rosso era una ragazza coraggiosa e non aveva paura di niente. Quindi, dopo quella prima esitazione, prese il sentiero e si inoltrò nei boschi. Camminò a lungo, estasiata dal verde riverbero del sottobosco e dai profumi inconfondibili dell’estate di montagna, quasi come se ci fosse un luogo là nel verde più scuro e denso di odori che la stesse richiamando. Proprio quando cominciava a sentirsi stanca, trovò un muretto di pietre dall’aspetto antico e vi si sedette per riposarsi. Il posto era bellissimo e Cappuccetto Rosso si abbassò il cappuccio per poter meglio ammirare quel luogo incontaminato, tuttavia sentiva che non era quello il posto che sembrava richiamarla a sè. Avrebbe riposato lì per un po’ e poi sarebbe ripartita.

Andrea Manni Photographer Bologna
Andrea Manni Photographer Bologna

Dopo aver ripreso le forze Cappuccetto Rosso decise che era giunto il momento di abbandonare il sentiero e di inoltrarsi nel fitto della foresta, verso il luogo che sembrava richiamarla. Camminò di nuovo a lungo, quasi guidata dalla mano invisibile di una misteriosa volontà. Tutto era attutito là, come in un sogno, con la luce verde che filtrava fioca dalle cime degli alberi e gli odori inebrianti della terra umida e del muschio che le solleticavano le narici. Ad un tratto si bloccò. Era arrivata, non sapeva neanche lei dove, ma sentiva di doversi fermare lì. Attorniata da un rigoglioso sottobosco di felci e piccoli fiori viola, si sedette ai piedi di un’altissimo abete e rimase ad ammirare estasiata la bellezza di quel luogo. Dopo un tempo che parve infinito, la fame la riscosse da quella specie di ipnosi: aveva camminato tanto e ora si sentiva affamata. Allungò una mano per prendere il cibo dal suo cestino, ma mentre faceva questo gesto sentì un rumore provenire dal fitto della boscaglia vicino a lei

Andrea Manni Photographer Bologna
Andrea Manni Photographer Bologna

Ed ecco che da una zona buia del bosco Cappuccetto Rosso vide apparire dapprima due bagliori gialli, due occhi che la fissavano immobili da una densa oscurità. Rimasero lì per un po’, simili a due piccole fiaccole nella notte, quindi con estrema lentezza i due occhi iniziarono ad avvicinarsi, guardinghi, mentre dall’oscurità emergeva un enorme e bellissimo lupo. Cappuccetto, con sua grande sorpresa, non si sentiva affatto spaventata, anzi, le sembrava di conoscere quel lupo da sempre e rimase a contemplarne la bellezza mentre l’animale la squadrava con aria indagatoria da lontano. Quello non era un normale lupo, pensò, doveva essere il Re di tutti i lupi di quella foresta incantata. Con movimenti lenti e voce gentile, Cappuccetto invitò il Re Lupo ad avvicinarsi. Il magnifico lupo sembrò accettare l’invito, seppur con qualche riluttanza, e si sedette a poca distanza dalla ragazza. Si fissarono per un po’ ma senza paura, entrambi colpiti dalla bellezza l’una dell’altro, mentre la foresta sembrava mormorare la propria approvazione a quell’incontro agitando leggermente con una dolce brezza profumata le felci del sottobosco. Dopo non molto, fu il Re Lupo a prendere l’iniziativa andando a sedersi, docile, di fianco alla sua bellissima nuova amica.

Andrea Manni Photographer Bologna
Andrea Manni Photographer Bologna

Cappuccetto, per cementare questa nuova e curiosa amicizia, condivise con il Re Lupo il contenuto del suo cestino. Mangiarono entrambi a sazietà e di gusto, e rimasero per lungo tempo a godere della brezza che si era levata nel bosco incantato. Poi il grande lupo si alzò e dai suoi movimenti e dagli sguardi che lanciava alla ragazza, sembrava che volesse che Cappuccetto Rosso lo seguisse. Incuriosita lei si alzò e di scatto il lupo corse in avanti, voltandosi poi indietro per vedere se Cappuccetto lo stesse seguendo… voleva decisamente mostrarle qualcosa. Soddisfatto dal fatto che la ragazza stesse andando con lui, il Re Lupo rallentò la sua andatura e camminarono nella foresta per diverso tempo. Nonostante la stanchezza, Cappuccetto Rosso si sentiva felice, era come se quel meraviglioso bosco fosse da sempre casa sua, l’unico luogo a cui fosse veramente mai appartenuta. Arrivarono ad una splendida radura con erba soffice e il lupo, accortosi della stanchezza della fanciulla, si fermò e sembrò invitarla a sedersi per riposare. Lei accettò volentieri quell’invito silenzioso, si tolse le scarpe e si sedette nella verde erba profumata, mentre il Re Lupo si stendeva di fianco a lei. Il cielo estivo era di un azzurro così intenso da sembrare uscito dalla fantasia di un bambino. Quando ripresero la camminata arrivarono in breve ad un percorso scosceso. Cappuccetto non era sicura di riuscire a salire da sola, così ebbe un’idea: estrasse dal cestino una corda di cuoio che portava sempre con sé e chiese timidamente al Re Lupo: “Mi concedi di mettertela al collo? Non è per imprigionarti né per renderti mio schiavo, è solo perché tu possa aiutarmi a salire…”. Il maestoso lupo la guardò benevolo e le porse la grande testa pelosa perché lei potesse cingerla con la corda. Grazie a questo strattagemma il lupo aiutò la ragazza a salire per il sentiero e ben presto arrivarono ad un antico muretto dall’aria familiare. Cappuccetto lo riconobbe, era lo stesso muretto su cui si era riposata durante il viaggio di andata. Il Re Lupo puntò ad una parte del muretto seminascosta dalle piante: lì vi era qualcosa che lei non aveva notato prima, una antichissima stele scolpita.

Andrea Manni Photographer Bologna
Andrea Manni Photographer Bologna

Cappuccetto Rosso scostò le piante che nascondevano in parte la stele e si chinò per poterla osservare meglio. Il lupo colse l’occasione per darle un affettuoso leccotto sulla faccia e lei, divertita, ricambiò accarezzandolo e grattandolo dietro alle folte orecchie. Mentre coccolava il Re Lupo con una mano, con l’altra cercava di pulire le antiche incisioni. Il tempo aveva levigato la pietra ma per fortuna o per qualche sorta di magia, i solchi erano rimasti ben visibili. Osservò meglio le immagini di pietra e rimase allibita. La stele ritraeva una ragazza incappucciata con le braccia alzate verso quella che sembrava una volta stellata, con al suo fianco la figura di un immenso lupo. Intorno a loro, disposti a semicerchio, una serie di altri lupi e, più esterni, gli altri animali della foresta. L’immagine dava un profondo senso di serenità ed armonia. Uno squarcio di luce illuminò le profondità della mente della ragazza: quella era lei, non poteva che essere così. Ecco perché si sentiva attratta da quella foresta, ecco perché sapeva esattamente dove andare, ed ecco perché il magnifico Re Lupo si era presentato al suo cospetto, come se la stesse aspettando dalla notte dei tempi. Si accorse che quest’ultimo ora la stava fissando, ponendole con i grandi occhi gialli una precisa domanda. La risposta non si fece attendere: “Sì… sì, rimarrò qui, il mio posto è in questa foresta incantata, ora lo so.”. Si alzò, finalmente consapevole del suo ruolo in quel mondo. Il Re Lupo si volse verso la fitta boscaglia e lanciò un ululato di richiamo; dal verde profondo comparvero ad uno ad uno diversi lupi, il branco del Re, che andarono ad attorniarli. Infine si avviarono per il sentiero che portava nei meandri della foresta incantata, inghiottiti a poco a poco dall’abbraccio dei possenti alberi. Da quel giorno non ci fu più una Cappuccetto Rosso, ma nacque una Regina Rossa della Foresta.
FINE

Andrea Manni Photographer Bologna
25 Feb

Coronavirus, diamoci una calmata

No, questo non è e non vuole essere un blog limitato al mondo della fotografia, in questo blog voglio poter parlare un po’ di tutto, perchè è poi a questo che servono i blog, a raccontarsi attraverso un diario condiviso.

Detto questo oggi mi sento di parlare della cosa più in voga del momento, ovvero il nostro “amico” coronavirus.
Questo simpatico organismo è oggi, volenti o nolenti, qualcosa con cui noi tutti ci troviamo a dover fare i conti, almeno qui in Italia e in altri paesi del mondo. A Bologna allo stato attuale la situazione è ancora tranquilla, ma non ci vuole un genio per capire che presto o tardi arriverà anche qui. Che poi a dire la verità secondo me è già arrivato in moltissimi posti e manco ce ne siamo accorti.

Premetto che l’epidemia è uno dei miei peggiori incubi in assoluto, per cui magari ne parlo anche per esorcizzare le mie ansie. Cerchiamo di essere razionali però: a me pare che come sempre le testate giornalistiche stiano contribuendo a creare un panico assolutamente esagerato ed ingiustificato. Ogni giorno il bollettino dei morti e dei contagiati, manco fossimo in guerra! Per una cosa che, dati alla mano, ha le stesse modalità di qualsiasi altra influenza stagionale. Tutti si concentrano sui morti, ma si parla pochissimo dei guariti e ancora meno dei guariti che manco sono passati da un ospedale. Ci concentriamo sempre sul titolone che fa più notizia e che prenderà più click e letture, a discapito della tranquillità e sicurezza delle persone.
E questo purtroppo è un comportamento sistematico, avvenuto anche tutte le altre volte, ad esempio con la SARS o anche con quella grandissima idiozia della influenza A che sembrava una cosa da fine del mondo e invece non successe praticamente niente.

Questa volta siamo andati oltre e si è scatenato il panico. Scene apocalittiche che non avrei mai pensato di vedere si sono sparse in giro per l’Italia e la gente corre a svuotare i supermercati e le farmacie. Fanno sparire persino l’acqua!!!! Ma io dico santissimo cielo, ma perchè l’acqua??? Ma cos’è, ci stanno bombardando le condutture idriche? Non hanno l’acqua corrente e potabile? Manco fossimo in Burundi! Bah, sono veramente esterrefatto da certi comportamenti e ancora di più da chi fomenta il panico tirando fuori notizie assurde.

Chissà quando finirà. Ma quello che mi preoccupa veramente sono le conseguenze economiche a livello mondiale e soprattutto nel nostro bel Paese. In pochi ci pensano forse, ma questo darà una mazzata alla nostra economia già scricchiolante, perchè per quanto sia esagerata la paura che si è creata, comunque la situazione richiederà parecchio tempo per risolversi e il danno economico sarà incalcolabile. Non ci resta che non pensarci troppo e andare avanti giorno per giorno anche perchè non ci è possibile fare altro.


Nel frattempo, penso che farò un corso online di pastorizia, giusto per assicurarmi un futuro, non si sa mai.

18 Feb

Una tre giorni fotografica

Che giorni splendidi che ho appena passato… in tre giorni mi sono veramente sentito rinascere e mi sono divertito come non mi accadeva da tempo. Nello scorso weekend ho potuto fotografare insieme a Laura Zambelli, una fotografa professionista di grande talento che ho avuto la fortuna di conoscere attraverso i social e che mi ha invitato a ritrarre insieme a lei cinque persone diverse in un loft in centro a Bologna. In questa full immersion fotografica ho avuto modo di vedere il suo processo creativo, vederla all’opera, così come vedere all’opera la sua assistente Victoria nell’acconciatura dei capelli e vedere ancora all’opera la mia truccatrice di fiducia Eleonora. Ho potuto respirare un’aria nuova e fresca come accade unicamente quando ti trovi in un gruppo non solo affiatato, ma anche composto di persone che eccellono ognuna nel proprio specifico campo. Un vero onore per me ed un vero e proprio nutriente per la mia mente ed il mio io.

Una mia cara amica dice sempre che il suo sogno sarebbe aprire un bar per artisti a Parigi ed essere sempre circondata da menti eccelse. Ecco, io concordo perfettamente e trovo che, nel suo piccolo, questa tre giorni fotografica abbia avuto per me lo stesso significato equivalente. Sarebbe magnifico poterne godere sempre e invece purtroppo sono molte di più le volte in cui si deve avere a che fare con tutto l’opposto.

Mi piacerebbe poter descrivere ancora meglio tutto l’insieme di sensazioni positive che questa esperienza mi ha dato, ma mi rendo conto che probabilmente non ci riuscirei comunque. Quello che importa veramente è ciò che tutto questo mi ha lasciato, una esperienza di cui fare tesoro che ha rafforzato ulteriormente la mia passione per la fotografia e per il ritratto in particolare. Una esperienza che con tutta probabilità influenzerà il mio stile fotografico futuro.

Per cui grazie dal profondo del cuore principalmente a Laura per avermi fatto ciò che a tutti gli effetti è un regalo, ma grazie anche a Victoria, Eleonora e a tutte le modelle e il modello che abbiamo fotografato!

Restate sintonizzati per i risultati!

06 Feb

Gratis anche no

Mi chiedo: voi lavorereste gratis? Non una cosa di 10 minuti, ma un lavoro che vi portasse via diciamo tre o quattro giorni di tempo e che implicasse anche uno sforzo a livello artistico. Mettiamoci anche qualcosa in più, voi lavorereste gratis ben sapendo che siete bravi a fare ciò che fate e che le vostre abilità non sono alla portata di tutti? Sapendo che c’è gente che fa molto peggio di voi e che viene pagata comunque? Esatto, la vostra risposta è NO! Non lavorereste gratis.


E allora perchè invece nessuno al giorno d’oggi è disposto a pagare la qualità? Perchè tutti si fanno di nebbia una volta chiesti i prezzi? Posso assicurarvi che non sono così caro, anzi. E con un pizzico di sana autostima dico anche che non sono così caro considerati i risultati che propongo. Non volete pagare? Non chiedete nemmeno. La qualità si paga, in tutti i campi, ed è giusto che sia così. Io sono il primo ad essere disposto a pagare anche un po’ di più se sono sicuro di un buon risultato, ma ormai si sa, io sono una persona particolare e non faccio molto testo rispetto alla massa. E poi siamo nell’era di Internet e del fai da te selvaggio. Perchè pagare un professionista se posso leggere un bel tutorial e farlo da solo? In tutti i campi eh, dalla fotografia alla politica! Come giustamente dice Brunori SAS nelle primissime battute della sua splendida “Al di là dell’amore“…

“Sono convinti che basti un tutorial per costruire un’astronave”

Quindi sapete che c’è popolo della faciloneria da tutorial? Popolo dell’ignoranza da troppo internet? Rimanete pure lì e ottenete i risultati scadenti che è giusto vi siano propri. E non andate a scocciare i professionisti seri che lavorano, facendo perder loro del tempo…
Grazie e a mai più rivederci!

22 Gen

Vogue

Ieri sera grandissima emozione e soddisfazione! Vogue Italia ha accettato due mie foto su Photovogue, quindi adesso potete ufficialmente trovarmi anche sul loro sito. Questo è davvero un grandissimo onore, perchè su Vogue non è che accettano le foto del primo che passa eh… la cosa più bella di tutte è che, al contrario di tanti concorsi a cui ho partecipato, lì la cosa è molto più diretta. Tu proponi le tue foto e sai che dall’altra parte ci saranno degli esperti che le valuteranno per davvero. Se le foto scompaiono vuol dire che non sono piaciute o non erano adatte. Semplice, lineare e soprattutto onesto.

Niente giurie a base di like su Facebook dove tipicamente passa quello con più “amici” e la bella foto va a farsi benedire, niente dubbi sul fatto se in mezzo a quel marasma di fotografie le tue foto verranno veramente viste da qualcuno o dovrai sperare nel gran colpo di culo di aver sottposto la foto al momento giusto perchè venga vista. No, giudizio immediato (quasi) e sicuro.

Questo bel risultato arriva in un momento perfetto per ritirarmi su dalla solita depressione invernale che mi coglie a cavallo fra gennaio e marzo, quando tipicamente la mia vena artistica si spegne e va in letargo e tutto quello che faccio mi sembra una schifezza senza vie di uscita. E’ giunta l’ora che impari ad avere finalmente fiducia in me stesso, e non me lo dicono amici e familiari che temo sempre che mentano o indorino la pillola per non farmi rimanere male, lo dicono i risultati oggettivi.

Quindi Andrea credi in te e nelle tue capacità e avanti così!

23 Nov

Cappuccetto Rosso

Per mia grande fortuna, l’antibiotico che mi ha dato la sposa dottoressa (vedi post precedente) ha avuto subito effetto, altrimenti il giorno successivo non avrei potuto portare a termine il mio shooting più ambizioso.
Un’idea nata quasi due anni fa, quando cercavo candidate per il progetto “Sfumature di rosso”, in maniera del tutto casuale, come sempre accade per le cose migliori. Una delle ragazze che si erano proposte, postò una storia su Instagram in cui indossava un vestito molto particolare che mi colpì tantissimo l’immaginazione… sembrava una Cappuccetto Rosso in versione dark – moderna ma senza il mantello.
Così le proposi di fare le foto sfruttando esattamente il vestito che aveva indossato in quella storia, aggiungendo il classico mantello con cappuccio rosso e, se ci fossimo riusciti, anche un bel lupo cecoslovacco! Lei accettò entusiasta e da allora cominciò la lenta organizzazione.
Non era certo una cosa semplice, bisognava trovare una bella serie di cose e di persone: una location adatta, un costume da Cappuccetto Rosso, un cestino di vimini, una truccatrice ma soprattutto la cosa più difficile: uno o più lupi cecoslovacchi docili, mansueti e addestrati, con relativo padrone… quasi una missione impossibile.
Facendola breve, nel corso di tutti questi mesi, per prima è stata trovata la location, un posto che potesse essere a metà strada per tutte le persone coinvolte e che si addicesse alla mia idea: l’abetaia di Castiglione dei Pepoli. Poi la truccatrice, disponibile a collaborare pur venendo fin da Pisa. Quindi il vestito, quando ho finalmente trovato un noleggio di abiti teatrali a Bologna. Poi è stata la volta dei cani e la faccenda è stata veramente lunga perché non riuscivamo proprio a trovarli visto anche che si tratta di cani particolari… ci siamo infine rivolti all’allevamento “Lupi di Montemorello” che ha accettato la collaborazione e ci ha aiutati a contattare dei loro clienti con due magnifici esemplari adulti perchè loro nel periodo delle foto sarebbero stati impegnati in una esposizione canina europea.
A quel punto una volta passato l’orrendo maggembre era il momento di stabilire una data, ma nel frattempo mi si erano impegnati quasi tutti i weekend e mi rimaneva solo il 16 giugno, dopo il matrimonio del 15 e doveva andare bene per tutti! Sapete quando il fato vi dice “il momento è questo e va fatto ora”? Ecco, questo servizio era nel destino. Tutti hanno accettato data, luogo e orario, una occasione irripetibile. E’ anche per questo che l’avrei fatto ugualmente anche trascinandomi sulle ginocchia.
Ma ragazzi, l’emozione di vederli tutti là (ben undici persone in tutto me escluso) per un mio progetto, mi ha dato un’emozione profondissima che non potrò mai scordare. Grazie a tutti i partecipanti, siete stati stupendi! Queste sono le vere soddisfazioni della vita e io ne farò tesoro.

20 Giu

Il matrimonio

Andrea Manni Photographer

Che weekend di fuoco quello appena passato!

Sabato dovevo fare il mio primo servizio fotografico matrimoniale e la tensione era già alle stelle nel corso della settimana, ma non vi dico il terrore quando, venerdì pomeriggio, mi sono reso conto di avere la febbre alta che continuava a salire e la presenza di placche in gola! Arrivato alla temperatura di fusione di 39 sono stato a lungo indeciso se chiamare o meno la sposa giusto per avvertirla del problema oppure evitare. Ho deciso di evitare perché non la volevo mandare nel panico, mi ricordo molto bene la paura che qualcosa potesse andare storto al mio matrimonio!

Allora che fare? Rinunciare non era pensabile. Così mi sono imbottito di tutto quello che avevo e sono andato lo stesso alle 8 a casa della sposa (e avevo già 38 di febbre!)… per mia fortuna la sposa è un medico, mi ha voluto visitare (farsi visitare da una sposa già completamente vestita da cerimonia è un’esperienza strana devo dire) e visto il mio stato di devastazione della gola mi ha subito prescritto (e somministrato) l’antibiotico!

E così, fra una tachipirina in dose da elefante e un antibiotico, anche il servizio matrimoniale è filato liscio, in una giornata di splendido sole non eccessivamente caldo, in mezzo all’allegria e alla voglia di festeggiare degli sposi e degli invitati! Una bellissima giornata che ricorderò con piacere nonostante la febbre e gli acciacchi, bella tanto quanto il giorno successivo (domenica) in cui ho portato a termine il mio shooting più ambizioso (e questo grazie alla provvidenziale visita della dottoressa sposa), ma di cui vi parlerò nel post successivo.

23 Mag

Ti prego basta

Ti prego basta.
Basta pioggia, basta tempo instabile.
Ti scongiuro di far arrivare la bella stagione perchè non ne posso veramente più.
E immagino che lo stesso dicano anche tutti gli altri.
Nel post precedente ero tutto entusiasta e carico come una molla per la primavera in arrivo e per i tanti progetti fotografici che avevo in cantiere. Poi ovviamente come sempre succede (a me spessissimo ma credo anche a molti di voi) è dovuto andare tutto all’aria… ho pensato bene di stare male e di passare un mese fra ospedale e convalescenza, fumandomi tutto Aprile. Ora che mi sono ripreso e avrei non solo la voglia ma anche la necessità psicologica di riprendere a fotografare, il meteo ha deciso di rompere i coglioni e di riportarci tutti indietro a Novembre… per inciso però, io a Novembre ho fatto le foto ad Elisa la rossa con quel vestitino da Rinascimento leggerissimo ed era più caldo di questo Maggio!!!
Siamo al 23 Maggio e ancora giriamo con giubbotti autunnali e felpe pesanti, abbiamo ancora i riscaldamenti accesi!!! Ora ditemi voi come può un fotografo che svolge il suo lavoro prevalentemente all’aperto come me ad organizzare uno shooting con un tempo del genere. Anche e soprattutto se le foto coinvolgono persone che vengono da fuori Bologna, che magari devono anche farsi un viaggio discretamente lungo per raggiungere la location. Non può. Ecco come. E allora si rimanda, si aspetta che la stagione migliori… e invece non migliora mai. Già le voci dicono che avremo un Giugno all’insegna del temporale pomeridiano e dell’instabilità: porca pupazza, la luce pomeridiana è la migliore!
Va a finire che di tutte le cose che speravo di fare ne riuscirò a fare solo una minima parte e deluderò innanzitutto me stesso e le mie aspettative e anche tutte quelle persone con cui ho preso accordi nei mesi scorsi e che pazientemente aspettano di poter lavorare insieme a me.
Ad ogni modo non mi farò più fregare… sto correndo ai ripari procurandomi attrezzatura da interni e piano piano se proprio non si potrà stare all’aperto, potrò almeno ripiegare con un mio mini studio in caso di emergenza.


A mali estremi, estremi rimedi diceva quello… e poi, anche nel mondo della fotografia, è assolutamente necessario adeguarsi al mondo che cambia, clima compreso.

Niente tasto destro!